II Corinzi 13, 11-13

 

La grazia del Signore Gesù Cristo e l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.”

E con ciò, cara Comunità, siamo già arrivati al centro del testo della predica. Forse conoscete queste parole, che spesso vengono recitate sul pulpito; le conoscete così bene che passate presto oltre. Perciò ascolteremo di nuovo queste parole, precedute da alcuni versi introduttivi. Perché la chiusura della II Lettera ai Corinzi ci è data come testo della predicazione.

L’apostolo Paolo scrive a una comunità plurale, eterogena. Conflitti, riconciliazioni, monito e consolazione: l’epistola di occupa di tutto quel che può avvenire in un melting pot come Corinto. Ci sono conflitti su quasi tutto: su questioni riguardanti il culto e la comunione di mensa; sulla concezione di Dio; sulla morale sessuale e della vita quotidiana; sul denaro, la solidarietà e l’amore. La comunità di Corinto è di certo variopinta quanto la nostra comunità riunita per il culto di oggi. Ci sono giovani studenti, che hanno vissuto per quasi un anno in questa città, e persone che hanno trascorso a Roma quasi l’intera vita. Altri sono venuti in visita e riporteranno a casa le loro esperienze.

E tutti hanno la loro fede. Hanno la propria immagine di Dio, il proprio accesso al mistero della Trinità che oggi festeggiamento in modo speciale. E questo è qualcosa di vivo, che è di certo cambiato nel corso del tempo. Forse anche nell’anno passato qui.  Insieme, ascoltiamo ancora una volta la chiusura dell’epistola:

11 Del resto, fratelli, rallegratevi, ricercate la perfezione, siate consolati, abbiate un medesimo sentimento, vivete in pace; e il Dio d’amore e di pace sarà con voi. 12 Salutatevi gli uni gli altri con un santo bacio. Tutti i santi vi salutano.
13 La grazia del Signore Gesù Cristo e l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.

All’inizio, ci sono molti imperativi: rallegratevi; ricercate la perfezione; abbiate un medesimo sentimento; vivete in pace. Come è possibile? Come comunità? Come Chiesa?

Come gruppo così variegato? Magari, guardiamo al nostro testo partendo dalla fine. Atteniamoci a tre grandi parole: grazia, amore, comunione.

Grazia: “La grazia del Signore Gesù Cristo”. È un concetto importante: è la quintessenza di tutto ciò che ci viene impartito per mezzo di Gesù Cristo. La grazia non si può produrre. Né ottenere con la forza. E sempre, quando gli esseri umani hanno pensato di poterlo fare, le cose sono andate storte. Salvezza, amore e amicizia. Tutti doni immeritati. In questi colori sgargianti si potrebbe interpretare il concetto di grazia. Tutto ciò viene donato all’essere umano credente per mezzo di Gesù Cristo. L’attenzione amorevole, personale, di Dio verso ognuno di noi. Per mezzo della venuta di Gesù nel mondo, egli comprende che cosa ci muove. Perché è diventato interamente umano. Dio come fratello. Amico. Di più: per mezzo della sua croce, egli ci si dona e toglie tutto quel che continuiamo a frapporre tra essere umano e Dio. Ci dona uno spazio in cui possiamo ricominciare da capo, credere da capo e sperare. Non privo di grazia, come sono il nostro mondo e la vita quotidiana in molti momenti. Pieno di grazia. È questa grazia, è questa premura di Dio a renderci possibile l’incontro con Dio.

Questa grazia di Gesù Cristo ha un fondamento: l’amore di Dio, del Padre: quello che si riferisce a suo Figlio e che gli ha infuso la forza di fare il suo cammino. È di lui, Dio-Padre, che Gesù ha parlato; è lui che ha testimoniato, aprendo a così tante persone il cielo. Quest’amore, egli continua a donarlo a noi. Esso non può restare esclusivo. Vuole essere trasmesso. Ovunque dove l’amore manca. Dove l’amore è così urgente che ci sia. Nella nostra quotidianità. Nel confitto e nell’essere feriti. In malattia, a scuola e in morte. L’amore di Dio Padre è amore che fonda la comunione. Comunione dello Spirito Santo: è la partecipazione a quello Spirito che abbiamo ricevuto nel battesimo. Che dona il legame tra noi. Che fa credere. Che considera e apprezza gli altri. Che non spiana tutte le differenze, ma in cui è chiaro l’orientamento. Che, oggi, ci riunisce e ci tiene insieme la sua Chiesa in tutto il mondo. Sì, Dio non è solitario. Il Dio trino è “comunione di alterità reciproca” (Eberhard Jüngel); e poiché così è, anche noi, che siamo molti, con retroterra religiosi differenti e cammini diversi che oggi ci hanno fatto convenire qui, crediamo insieme.

La grazia del Signore Gesù Cristo e l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.”

Sì, se abbiamo tra di noi grazia, amore e comunione e li viviamo in modo sempre nuovo, allora funzionano anche gli imperativi precedenti. Solo il dono consente il compito: “rallegratevi, ricercate la perfezione, siate consolati, abbiate un medesimo sentimento, vivete in pace”! Chi sa di avere con sé il Dio trino, può curare rapporti stabili nella comunità; si vede posto nella vastità in cui tutti i santi si salutano, poiché la Chiesa non esiste solo stamattina, qui e ora, ma trascende il tempo e lo spazio; ciò è evidente in special modo a Roma. E magari, allora, si avrà perfino il santo bacio, il bacio di pace, l’antico simbolo di pace e comunione.

La grazia del Signore Gesù Cristo e l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.”

Non è una riflessione teologica sulla Trinità e su come le cose funzionino ora tra Padre, Figlio e Spirito Santo.

Sul tema, molte persone intelligenti hanno scritto molte cose intelligenti; ma compito della predica non è di trattare questo tema in modo esaustivo. No; questo verso, questa benedizione, vuole assicurarci l’assistenza divina totale. Totale perché pone al centro ciò e colui di cui viviamo. Di grazia, amore e comunione. Del Dio trino.

Dopo Natale, Pasqua e Pentecoste, oggi, c’è dunque una festa che celebra pienamente questo Dio. È una festa delle idee. Perché la dottrina della Trinità non si trova nella Bibbia, ma deriva da essa, da ciò che leggiamo, da come incontriamo Dio, in molteplici modi, nella Sacra Scrittura. E anche da come il Dio trino incontra noi, in molteplici modi, nella nostra vita. Nel pensiero trinitario, Dio è un essere relazionale. Dio, che ha e fa una storia. È una storia d’amore, quella che viene narrata di Dio; è un Dio che può soffrire, un Dio mistero del mondo (E. Jüngel) che resta fedele a se stesso.

E quindi, ancora una volta, in concreto: poiché la grazia di nostro Signore Gesù Cristo è con noi, io, come essere umano, posso entrare in uno spazio libero che Dio stesso mi ha donato.

Posso gettarmi tra le sue braccia e affidarmi al suo amore, alla sua accettazione perché egli ha rivelato la propria natura sulla croce: l’amore del Padre. Poiché l’amore di Dio Padre è rivolto a noi, possiamo donare ad altri quest’amore. Come comunità, possiamo farlo nel nostro agire e nella vita quotidiana. Come studenti, coristi o esperti di Roma.

Così abbiamo la comunione dello Spirito Santo, che ci unisce pur con tutte le differenze. Comunione che ci fa percepire quando è tempo di metterci in cammino e che ci accompagna. L’unico Dio, che si è reso esperibile, in così tanti modi, nella Storia. Tutto ciò suona, per alcuni, pace, gioia e frittelle. Ma significa molto di più. E, a proposito, per concludere con Henning Schroer: “Che cos’avete contro pace, gioia e frittelle? Non sono cose belle?”. E perciò, a maggior ragione: La grazia del Signore Gesù Cristo e l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.”

Amen.II Corinzi 13, 11-13

 

La grazia del Signore Gesù Cristo e l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.”

E con ciò, cara Comunità, siamo già arrivati al centro del testo della predica. Forse conoscete queste parole, che spesso vengono recitate sul pulpito; le conoscete così bene che passate presto oltre. Perciò ascolteremo di nuovo queste parole, precedute da alcuni versi introduttivi. Perché la chiusura della II Lettera ai Corinzi ci è data come testo della predicazione.

L’apostolo Paolo scrive a una comunità plurale, eterogena. Conflitti, riconciliazioni, monito e consolazione: l’epistola di occupa di tutto quel che può avvenire in un melting pot come Corinto. Ci sono conflitti su quasi tutto: su questioni riguardanti il culto e la comunione di mensa; sulla concezione di Dio; sulla morale sessuale e della vita quotidiana; sul denaro, la solidarietà e l’amore. La comunità di Corinto è di certo variopinta quanto la nostra comunità riunita per il culto di oggi. Ci sono giovani studenti, che hanno vissuto per quasi un anno in questa città, e persone che hanno trascorso a Roma quasi l’intera vita. Altri sono venuti in visita e riporteranno a casa le loro esperienze.

E tutti hanno la loro fede. Hanno la propria immagine di Dio, il proprio accesso al mistero della Trinità che oggi festeggiamento in modo speciale. E questo è qualcosa di vivo, che è di certo cambiato nel corso del tempo. Forse anche nell’anno passato qui.  Insieme, ascoltiamo ancora una volta la chiusura dell’epistola:

11 Del resto, fratelli, rallegratevi, ricercate la perfezione, siate consolati, abbiate un medesimo sentimento, vivete in pace; e il Dio d’amore e di pace sarà con voi. 12 Salutatevi gli uni gli altri con un santo bacio. Tutti i santi vi salutano.
13 La grazia del Signore Gesù Cristo e l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.

All’inizio, ci sono molti imperativi: rallegratevi; ricercate la perfezione; abbiate un medesimo sentimento; vivete in pace. Come è possibile? Come comunità? Come Chiesa?

Come gruppo così variegato? Magari, guardiamo al nostro testo partendo dalla fine. Atteniamoci a tre grandi parole: grazia, amore, comunione.

Grazia: “La grazia del Signore Gesù Cristo”. È un concetto importante: è la quintessenza di tutto ciò che ci viene impartito per mezzo di Gesù Cristo. La grazia non si può produrre. Né ottenere con la forza. E sempre, quando gli esseri umani hanno pensato di poterlo fare, le cose sono andate storte. Salvezza, amore e amicizia. Tutti doni immeritati. In questi colori sgargianti si potrebbe interpretare il concetto di grazia. Tutto ciò viene donato all’essere umano credente per mezzo di Gesù Cristo. L’attenzione amorevole, personale, di Dio verso ognuno di noi. Per mezzo della venuta di Gesù nel mondo, egli comprende che cosa ci muove. Perché è diventato interamente umano. Dio come fratello. Amico. Di più: per mezzo della sua croce, egli ci si dona e toglie tutto quel che continuiamo a frapporre tra essere umano e Dio. Ci dona uno spazio in cui possiamo ricominciare da capo, credere da capo e sperare. Non privo di grazia, come sono il nostro mondo e la vita quotidiana in molti momenti. Pieno di grazia. È questa grazia, è questa premura di Dio a renderci possibile l’incontro con Dio.

Questa grazia di Gesù Cristo ha un fondamento: l’amore di Dio, del Padre: quello che si riferisce a suo Figlio e che gli ha infuso la forza di fare il suo cammino. È di lui, Dio-Padre, che Gesù ha parlato; è lui che ha testimoniato, aprendo a così tante persone il cielo. Quest’amore, egli continua a donarlo a noi. Esso non può restare esclusivo. Vuole essere trasmesso. Ovunque dove l’amore manca. Dove l’amore è così urgente che ci sia. Nella nostra quotidianità. Nel confitto e nell’essere feriti. In malattia, a scuola e in morte. L’amore di Dio Padre è amore che fonda la comunione. Comunione dello Spirito Santo: è la partecipazione a quello Spirito che abbiamo ricevuto nel battesimo. Che dona il legame tra noi. Che fa credere. Che considera e apprezza gli altri. Che non spiana tutte le differenze, ma in cui è chiaro l’orientamento. Che, oggi, ci riunisce e ci tiene insieme la sua Chiesa in tutto il mondo. Sì, Dio non è solitario. Il Dio trino è “comunione di alterità reciproca” (Eberhard Jüngel); e poiché così è, anche noi, che siamo molti, con retroterra religiosi differenti e cammini diversi che oggi ci hanno fatto convenire qui, crediamo insieme.

La grazia del Signore Gesù Cristo e l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.”

Sì, se abbiamo tra di noi grazia, amore e comunione e li viviamo in modo sempre nuovo, allora funzionano anche gli imperativi precedenti. Solo il dono consente il compito: “rallegratevi, ricercate la perfezione, siate consolati, abbiate un medesimo sentimento, vivete in pace”! Chi sa di avere con sé il Dio trino, può curare rapporti stabili nella comunità; si vede posto nella vastità in cui tutti i santi si salutano, poiché la Chiesa non esiste solo stamattina, qui e ora, ma trascende il tempo e lo spazio; ciò è evidente in special modo a Roma. E magari, allora, si avrà perfino il santo bacio, il bacio di pace, l’antico simbolo di pace e comunione.

La grazia del Signore Gesù Cristo e l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.”

Non è una riflessione teologica sulla Trinità e su come le cose funzionino ora tra Padre, Figlio e Spirito Santo.

Sul tema, molte persone intelligenti hanno scritto molte cose intelligenti; ma compito della predica non è di trattare questo tema in modo esaustivo. No; questo verso, questa benedizione, vuole assicurarci l’assistenza divina totale. Totale perché pone al centro ciò e colui di cui viviamo. Di grazia, amore e comunione. Del Dio trino.

Dopo Natale, Pasqua e Pentecoste, oggi, c’è dunque una festa che celebra pienamente questo Dio. È una festa delle idee. Perché la dottrina della Trinità non si trova nella Bibbia, ma deriva da essa, da ciò che leggiamo, da come incontriamo Dio, in molteplici modi, nella Sacra Scrittura. E anche da come il Dio trino incontra noi, in molteplici modi, nella nostra vita. Nel pensiero trinitario, Dio è un essere relazionale. Dio, che ha e fa una storia. È una storia d’amore, quella che viene narrata di Dio; è un Dio che può soffrire, un Dio mistero del mondo (E. Jüngel) che resta fedele a se stesso.

E quindi, ancora una volta, in concreto: poiché la grazia di nostro Signore Gesù Cristo è con noi, io, come essere umano, posso entrare in uno spazio libero che Dio stesso mi ha donato.

Posso gettarmi tra le sue braccia e affidarmi al suo amore, alla sua accettazione perché egli ha rivelato la propria natura sulla croce: l’amore del Padre. Poiché l’amore di Dio Padre è rivolto a noi, possiamo donare ad altri quest’amore. Come comunità, possiamo farlo nel nostro agire e nella vita quotidiana. Come studenti, coristi o esperti di Roma.

Così abbiamo la comunione dello Spirito Santo, che ci unisce pur con tutte le differenze. Comunione che ci fa percepire quando è tempo di metterci in cammino e che ci accompagna. L’unico Dio, che si è reso esperibile, in così tanti modi, nella Storia. Tutto ciò suona, per alcuni, pace, gioia e frittelle. Ma significa molto di più. E, a proposito, per concludere con Henning Schroer: “Che cos’avete contro pace, gioia e frittelle? Non sono cose belle?”. E perciò, a maggior ragione: La grazia del Signore Gesù Cristo e l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.”

Amen.

Trinitatis – Pastore Patrick Spitzenberger